Perché dovreste vedere “Tengoku Daimakyo”, l’anime basato sul manga “Heavenly Delusion”

tengoku daimakyo heavenly delusion

In una stagione decisamente interessante per gli anime (comprendente la terza stagione di Demon Slayer, Trigun Stampede e The Fire Hunter), a spiccare è Tengoku Daimakyo, serie tuttora in corso prodotta da Production I.G. e basata sul manga Heavenly Delusion di Masakazu Ishiguro (tradotto  in Italia da Star Comics).

Le attese d’altra parte erano già molto alte, perché il manga – come abbiamo avuto modo di scrivere – è tra i più interessanti degli ultimi anni per quel suo segno grafico pulito e funzionale, per il suo approccio narrativo e visivo che a tratti ricorda Katsuhiro Otomo e per la sua grande capacità di coinvolgimento e di intrattenimento che però non disdegna mai l’approfondimento dei molti personaggi che popolano la storia. Gli episodi disponibili su Disney+ al momento sono solo una manciata ma, facendo un paragone con il manga, possiamo definire l’adattamento molto fedele. In pratica, si segue per ora il ritmo di due episodi per ogni volume.

La storia di Tengoku Daimakyo è ambientata in un Giappone post-apocalittico, circa quindici anni dopo un evento tragico (di cui non si sa nulla) che ha distrutto la civiltà per come la conosciamo. Maru e Kiruko attraversano il paese alla ricerca di un posto noto come “paradiso”, cercando di sopravvivere agli attacchi di esseri mostruosi noti come “mangiauomini”. Il paradiso di cui i due sono alla ricerca è, in realtà, una struttura chiusa dove vivono, ignari di tutto, ragazzi e ragazze tra cui Tokio, il quale ha un’incredibile somiglianza proprio con Maru.

Il character design di Tengoku Daimakyo ricalca quello di Masakazu Ishiguro per Heavenly Delusion, con le sue morbide linee dei visi. Le musiche di Kensuke Ushio sono estremamente avvincenti, adeguandosi ai singoli momenti drammatici o, in taluni casi, orrorifici. Perché la forza di Tengoku Daimakyo sta, innanzitutto, nel suo sapersi muovere con agevolezza tra generi diversi. C’è un contenitore più grande, che è quello post-apocalittico e ha caratteristiche di messa in scena simili a molti altri titoli. 

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Impossibile non pensare per esempio al recente The Last of Us o a The Road (sia il romanzo di Cormac McCarthy che il film di John Hillcoat), dove due personaggi vagano sullo sfondo di residui di civiltà e perennemente minacciati da altri uomini o da esseri mostruosi. Le atmosfere, come detto, richiamano anche Akira di Katsuhiro Otomo, specialmente per quelle dinamiche sociali (le corse automobilistiche, il senso di abbandono dello Stato ma anche quello di ricompattamento in un gruppo di amici/amiche/familiari) che ne hanno decretato la fortuna.

C’è poi l’intrigo di base: lo spettatore è tenuto all’oscuro del perché il mondo si trovi in quella situazione e i segreti dei singoli personaggi vengono disvelati con le giuste tempistiche. La struttura narrativa è composta da due linee che, inevitabilmente, convergono. In una ci sono Maru e Kiruko in un mondo pericoloso e devastato, dove i fondali sottolineano la caducità e la frantumazione di un reale che non è più come lo conoscevamo (quartieri allagati, edifici pericolanti, muri crepati, strade dissestate e una vegetazione incolta un po’ ovunque); nell’altra c’è la dimensione idilliaca di una struttura che sembra ignorare l’orrore all’esterno. Ma che, dietro la sua facciata perfetta, nasconde orrori altrettanto spaventosi. 

Tengoku Daimakyo ha un ritmo forse un po’ troppo schizofrenico, che passa da momenti frenetici ad altri troppo distesi, ma la serie sfrutta questa contrazione/dilatazione narrativa per sprigionare la propria forza nei momenti più adrenalinici. C’è poi la qualità tecnica che – seppure non ai livelli straordinari di Demon Slayer o Jujutsu Kaisen – sorprende per le scelte fotografiche (certe opzioni cromatiche ricordano quelle di Makoto Shinkai, il regista di Your Name. e del recente Suzume) e per la fluidità che permane anche nei momenti più statici.

Forte di un manga solido e avvincente alle spalle come Heavenly Delusion, la produzione ha fatto esattamente quello che doveva fare: concentrarsi sul contenitore e rispettare fino in fondo l’origine cartacea. Seguendo queste linee guida, così, il risultato è stato pienamente centrato, e Tengoku Daimakyo è diventato subito una delle novità televisive più interessanti del momento.

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