di Ali Raffaele Matar

Rosso. Il colore di un’unghia smaltata, di un portapranzo colmo di cose cucinate con dedizione, di un fiocco regalo, di un cappotto grazioso, di un viso paonazzo, di un pennarello con cui scrivere date e parole. Con una rossissima copertina che sa di passione, delizia e sorpresa, Un figlio eccezionale segna il ritorno in Italia dell’eclettica Miki Yamamoto, che arricchisce il catalogo già variegato di Bao Publishing con una storia di maternità.
Otto anni dopo il frenetico Sunny Sunny Ann – il più grande successo dell’autrice, serializzato in Giappone nel 2011 e pubblicato in Italia nel 2022 da Coconino Press, insignito di recente del Premio speciale della giuria al Romics 2023 e di un Tezuka Cultural Prize nella categoria New artist nel 2013 – Yamamoto ha cambiato strada, forma e registro. Si è allontanata dalle pagine di Morning, rivista seinen di Kodansha che aveva ospitato le avventure di Ann, per virare verso i lidi del web, su cui ha pubblicato per Leed tutto il contenuto di questa sua recente fatica, Kashikokute Yuki Aru Kodomo (letteralmente “Un bimbo coraggioso e intelligente”). Tralasciando il bianco e nero netto, denso, quasi retrò di Sunny Sunny Ann, questa volta Yamamoto ha prediletto l’ariosità dei pastelli.

Ancora una volta, al centro delle vicende ritroviamo una donna: Sara. Più convenzionale dell’estrema Ann che, pur di rifiutare legami e restare libera da vincoli, preferiva gli spazi ristretti di un’auto alle comodità del focolare, la protagonista di Un figlio eccezionale, al contrario, non soltanto sceglie di legarsi al compagno e di convivere con lui, ma affonda le unghie nel nido familiare al punto da optare per un lavoro casalingo, quello della traduttrice.
La notizia della dolce attesa suggella, sin da subito, il rapporto felice tra i coniugi, evidenziando l’importanza del personaggio maschile nello sviluppo narrativo. Il compagno di Sara, futuro padre della bimba tanto attesa, è al centro di tutto quello che vive la protagonista. Non la lascia mai sola, né in casa né alle visite ginecologiche e, insieme, condividono sogni, aspettative, gioie e timori.
Chi ha letto Sunny Sunny Ann resterà meravigliato dal fatto che in questo caso la costante presenza dell’uomo non si fa mai ingombrante. È, invece, una voce positiva che tenta di riportare un certo equilibrio nei vari momenti di esasperazione della compagna incinta. Un punto di vista differente da quello che traspariva da Sunny Sunny Ann, in cui gli uomini apparivano complessivamente come figure negative: talvolta approfittatori, talvolta violenti ma, in fondo, sempre nemici delle donne.

Per molti aspetti, Un figlio eccezionale potrebbe sembrare una storia semplice. Una coppia progetta con giubilo la crescita di una bimba già amata e riverita prima ancora di aver visto la luce, lasciandosi andare a gesti e discorsi che rammentano a tratti le scene più tenere di Aprile di Nanni Moretti, in cui il regista vagheggia con la moglie sull’ipotetico futuro del figlio che sta per nascere.
Eppure è proprio in questa apparente linearità narrativa che Yamamoto cela un interrogativo essenziale: al di là dell’entusiasmo egoistico dei genitori, quanto è legittimo decidere di far nascere un figlio in un mondo in crisi come quello di oggi? Un mondo controverso, pieno di rischi e problemi da rendere ardua la vita anche ai bambini. I dubbi assalgono la protagonista non appena le arriva voce che una bimba eccezionale (ispirata forse al premio Nobel per la pace Malala Yousafzai) è stata presa di mira da alcuni sovversivi, in un paese imprecisato dell’Asia.

Adulti violenti che non si fanno scrupoli a minacciare la vita di una giovanissima ragazza. Essere genitore o non esserlo? Volere un figlio eccezionale o uno che non si distingua dagli altri? Sono questi i dilemmi che, a un certo punto del racconto, finiscono per minare la serenità di Sara, intenta a percorrere quella che è, a tutti gli effetti, una strada irreversibile. Nel corso della lettura, è impossibile non riflettere sul tema rovente della denatalità giapponese, che da tempo si affastella, assieme ad altre mille contraddizioni sociali, nelle menti di cittadini, funzionari e politici.
Tutto l’apologo è temperato dallo stile brioso e delicato di un’autrice d’eccezione, tra le firme più interessanti della new wave del manga contemporaneo, che si oppone ai canoni tradizionali del fumetto commerciale nipponico. Così come magiche e raggianti sono alcune scelte registiche che l’autrice ha attuato con naturalezza: dallo scorrere del tempo rappresentato attraverso le varie polaroid appese alla parete, alla ricorsiva serie di splash-page, dal respiro quasi animato, in cui il marito esce per andare al lavoro sulla pagina di sinistra per poi rientrare in casa sulla pagina a destra, mentre Sara, al centro, è intenta a leggere sul divano i mille libri sui bambini più eccezionali della Storia (tra cui spicca anche Anne Frank), che la accompagneranno durante la fase più critica della sua gravidanza.

Una serie di fattori inusuali che accostano Un figlio eccezionale più a un graphic novel o a un libro illustrato di produzione europea che a un manga di quelli più noti al pubblico e che, come suggerisce il traduttore dell’opera Prisco Oliva, per l’universalità dei temi trattati andrebbe consigliato a tutti: genitori e figli.
Un figlio eccezionale
di Miki Yamamoto
traduzione di Prisco Oliva
Bao Publishing, marzo 2023
brossurato, 168 pp., colore
18,00 € (acquista online)
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