“I misteri dell’oceano intergalattico”. Il ritorno di Francesca Ghermandi

di Ali Raffaele Matar

i misteri dell'oceano intergalattico francesca ghermandi eris edizioni

Meticolosa e visionaria, sagace e sardonica, creatrice di universi narrativi molto dettagliati, alle volte plastici e gommosi, altre legnosi e polverosi, ma sempre visibilmente materici, tanto da dare l’impressione di essere colorati, anche quando sono solo in bianco e nero. Francesca Ghermandi è tornata nelle librerie con una nuova vibrante opera edita da Eris Edizioni, ben dodici anni dopo l’uscita di Cronache dalla palude, il suo ultimo monografico stampato da Coconino Press.

Ma per Ghermandi – citando un suo fumetto realizzato anni fa per una campagna promozionale promossa dal Goethe Institut – «non è mai troppo tardi». Ed eccola di nuovo tra noi, con la sua nuova fortezza labirintica, I misteri dell’oceano intergalattico, una storia priva di ellissi, ricca di avvenimenti, situazioni, aneddoti e personaggi. Una sorta di road movie interattivo su carta, che riprende molti generi narrativi convenzionali: dalla fiaba al western, dallo sci-fi all’horror, con una sequela di protagonisti bizzarri ai quali è stato risucchiato il cervello. 

Il protagonista, una sorta di Snoopy intimorito dal mondo (ma molto bravo nel gioco dei tappi e nel disegno), sarà costretto a vagare da un posto all’altro alla ricerca di una soluzione al suo problema e di strumenti e compagni di viaggio non sempre utili alla causa. Riuscirà a fuggire dal manicomio per cani dove finirà intrappolato? Riuscirà a ritrovare la “chiave” che gli consentirà di tornare l’individuo assennato che un tempo era?

i misteri dell'oceano intergalattico francesca ghermandi eris edizioni

Ne abbiamo discusso direttamente con l’autrice, che, in un momento storico in cui, in Italia, i manga finiscono in cima alle classifiche dei libri più venduti, ha avuto l’ardire di concepire la sua nuova opera per il Giappone. Nel Paese del Sol Levante, le pubblicazioni commissionate ad autori esteri sono talmente rare che iniziative come quella di Kodansha – che negli anni Novanta invitò Igort, Baudoin e Baru a lavorare su riviste locali – sono passate alla Storia. Di recente, è successo anche a due autori francesi: Catherine Meurisse e Nicolas De Crécy, che per Shueisha ha serializzato La repubblica del catch (pubblicato in Italia sempre per Eris edizioni).

L’opera ha avuto una lunga gestazione: «Per fare questo libro ci ho messo 6 anni, l’ho iniziato nel 2015 e l’ho terminato due anni fa. Fra le altre cose, per realizzarlo, ho quasi preso la patente nautica, ma sono stata bocciata al primo esame medico: troppo sorda per i loro gusti. In effetti, in mare bisogna ascoltare i comandi, se no si rischia di far danno».

Per la trama, insieme agli editor giapponesi, l’autrice ha pensato a qualcosa di epico, ispirato a storie della cultura europea, come Ulisse, Orlando Furioso, Tre uomini in barca, Guida Intergalattica per Autostoppisti e Candido di Voltaire. È un libro pensato per ragazzi, una sorta di “shonen” ricco di riferimenti culturali, che cela in sé diverse chiavi di lettura e fruizione.

i misteri dell'oceano intergalattico francesca ghermandi eris edizioni

A un occhio superficiale, può apparire come una mera storia d’avventura, epica e fanciullesca, mentre un lettore più attento vi scorgerà infinite citazioni colte. «A quell’età si può leggere in maniera veloce e distratta, ma anche in maniera più attenta e capire certi concetti e certa ironia. È partita come storia per ragazzi, ma si è arricchita di cose che forse solo chi è più grande capisce. Ma dato che se si è troppo attenti, troppo colti, troppo adulti o troppo seri si finisce per perdere il filo della comicità, direi che è un invito a tornare fanciulli e a divertirsi leggendo» tiene a ribadire Francesca Ghermandi.

Il protagonista della storia è un cane spaesato, Barney, un picchiatello senza memoria che attraverso il suo diario commenta in maniera sarcastica ma seria («era uno scienziato prima!») il mondo attorno a sé e quello che gli capita. Per tutta la durata della storia, il piccolo protagonista (praticamente un alter ego della stessa autrice) annoterà, spesso ricorrendo al disegno, qualunque cosa scorgerà sul suo cammino e, soprattutto, gli incontri pazzi che si ritroverà a fare suo malgrado. 

Particolarmente assurdo è l’episodio della lezione di disegno (Le qualità dei segni) in cui Barney, visibilmente limitato dalle sue zampe canine che non gli consentono di esprimere le forme che vorrebbe ritrarre, viene punito dalla Madrina Madre che “democraticamente” vieterà l’uso di penne nere, obbligando tutti a ricorrere solo ai colori: «C’è forse un segno nero intorno alla mia faccia? Bisogna essere realistici!». 

francesca ghermandi

In realtà, Barney ha queste fattezze per via di un’inspiegabile trasformazione avvenuta prima ancora dell’inizio della storia. «Le mie storie nascono dai personaggi, le trame le decidono loro» afferma Francesca Ghermandi. Non è una storia cupa, anche se ci sono molte situazioni paurose. E c’è salvezza perché con la comicità le cose sono viste con occhio più lucido e distaccato. I miei personaggi vivono già in mondi diversi e pochissime volte sono umani: tra paperi, gatti, cani, maiali, dromedari e pupazzi antropomorfi (tipo Pastil, Joe Tartaglia o George Henderson di Grenuord), ci sono giusto i personaggi di Cronache dalla Palude. Ci vuole sempre una certa logica per raccontare l’illogico, solo così chi legge può credere che sia vero. E spesso le favole nascondono la verità. Bisogna scoprirlo. Infatti, la storia finisce quando i protagonisti stanno per salpare verso altri mondi dato che non tutto è ancora compiuto.»

Ai margini del dissacrante umorismo dell’autrice, nel viaggio di Barney ci sono l’accettazione delle diversità, l’ossessione per l’accumulo, per le novità, per i brevetti e il copyright, tanto che si arriva a parlare persino di nubi tossiche provocate dall’eternit. Sono tutte cose che Francesca Ghermandi pensa e che quindi entrano con naturalezza nelle sue storie: «Ma entrano come entra il mondo intorno a me o le cose che mi succedono e, soprattutto, senza nessuna denuncia sociale». E sostiene: «Non insegno niente a nessuno. Le vere denunce ci sono già, sotto gli occhi di tutti. Se parlarne potesse in qualche modo smuovere gli animi rispetto ai problemi ecologici, allo stato sociale, ai poveracci e alle guerre o altri disastri, sarebbe fantastico. Ma le storie sono storie, pura fantasia».

Una peculiarità della sua ultima fatica è la “guida per naviganti”, aggiunta in coda al volume su carta gialla. Un corposo inserto giocoso in cui l’autrice approfondisce termini e tematiche inventate nel racconto. Una summa di molti dei lavori fatti negli ultimi anni per Linus, Internazionale e Il Manifesto. «Per illustrare queste pagine avevo a disposizione il mio archivio di immagini realizzate nel corso degli anni e così, come un’archivista, ne ho attinto. E comunque, spessissimo i miei personaggi sono nati da illustrazioni fatte per altre cose. George Henderson di Grenuord, ad esempio, l’ho disegnato la prima volta per un articolo su Internazionale. Poi succede anche il contrario. Negli ultimi due anni sto lavorando alla creazione di uno spettacolino teatrale, Il Teatro di Bumbòz (insieme a Gianluigi Toccafondo, Nicoletta Fabbri e Rosanna Lama), fatto di pupazzi e marionette, e per inventare queste facce/caratteri ho disegnato una marea di fumetti.»

i misteri dell'oceano intergalattico francesca ghermandi eris edizioni

Sebbene, comunque, I misteri dell’oceano intergalattico sia nato per il mercato giapponese, Ghermandi ci tiene a sottolineare che non ha un grande rapporto con il fumetto nipponico ma aggiunge che, quel poco che ha letto, le ha aperto nuove visioni: «Penso a Tezuka, un gigante, di cui ho letto La storia dei 3 Adolf e Budda, due capolavori, ma pure Masashi Tanaka con Gon. Ho conosciuto l’universo grafico giapponese per la prima volta attraverso i cartoni animati quando avevo 14 anni, un’età in cui ho smesso di guardare la tv dei ragazzi. Spesso ahimè, sono prevenuta, e dato che per me le facce di quei personaggi giapponesi che ritrovavo anche nei manga erano pressoché tutte uguali, non mi ci sono affezionata, e qualche anno dopo i fumetti che mi appassionavano erano del tutto diversi (Il Male, Frigidaire, Alter Linus…). È stato Massimo Semerano, con cui ho realizzato alcune storie, a farmi conoscere un po’ di cose, tipo Tezuka. Silvia Pompei, invece, che fa l’animatrice per i Simpson, tanti anni fa (era il 1995) mi ha fatto conoscere Totoro di Hayao Miyazaki e mi ha aperto gli occhi su un mondo incredibile».

I misteri dell’oceano intergalattico
di Francesca Ghermandi
Eris Edizioni, maggio 2023
brossurato, 352 pp., b/n e colore
22,00 € (acquista online)

Entra nel canale Telegram di Fumettologica, clicca qui. O seguici su Instagram, Facebook e Twitter.