
Di tutte le avventure a fumetti apparse su Amazing Spider-Man, La fine dell’Uomo Ragno! (in originale Spider-Man No More!), pubblicata sul numero 50 e uscita nell’estate del 1967, è una delle più memorabili, se non la più iconica in assoluto. Merito della storia, in cui Peter Parker rinuncia al ruolo di Spider-Man, ma anche dei disegni di John Romita Sr., che, dalla copertina alle pagine interne, riuscì a creare immagini molto potenti, rimaste impresse nella mente dei lettori.
Realizzata per festeggiare il cinquantesimo albo della serie, la storia ridusse a una manciata di pagine tutta la tensione e il dramma di essere Spider-Man, in una costruzione narrativa che sarebbe poi diventata formula per tutti gli autori venuti dopo.
Nell’albo, Peter è strattonato da ogni parte: zia May è malata e lui non riesce a dedicarle abbastanza tempo, i voti all’università sono in picchiata perché non studia abbastanza e Gwen Stacy e gli amici ricevono continui rifiuti a uscire da parte sua. Ogni aspetto della sua vita sta andando a rotoli, per un solo motivo: Spider-Man.

Il ruolo di supereroe gli impedisce di vivere una vita tranquilla e allo stesso tempo non gli concede alcuna soddisfazione, dato che il direttore del Daily Bugle, J. Jonah Jameson, ha avviato una campagna diffamatoria nei suoi confronti. Peter decide così di lasciarsi alle spalle l’attività di supereroe. La sua vita migliora, ma l’assenza di Spider-Man lascia campo libero per i criminali. Uno in particolare, Kingpin, ha mire ambiziose: diventare il capo della malavita newyorchese, gestendola come un’impresa.
Incappato in un tentativo di aggressione ai danni di un anziano guardiano, Peter non riesce a guardare dall’altra parte. Salva l’uomo, per poi scoprire che ha lo stesso aspetto dello zio Ben. Questo incontro gli ricorda perché aveva intrapreso la carriera di supereroe e che quello di Spider-Man è un dono e un fardello a cui non potrà mai rinunciare.

Realizzata da Stan Lee e John Romita, La fine dell’Uomo Ragno! è uno dei primi albi realmente romitiani. Il disegnatore era arrivato sulla testata da un anno appena e l’aveva passato imitando il tratto a pennino di Steve Ditko, pensando che sarebbe stato solo un disegnatore-cuscinetto per il prossimo autore, o per un eventuale ritorno del co-creatore di Spider-Man. Prima di disegnarlo, nemmeno lo conosceva, Spider-Man («Mi scusai anni dopo con Ditko, non sapevo che vendesse così bene»).
Invece, con la pubblicazione del cinquantesimo numero di Amazing Spider-Man, era ormai chiaro che John Romita poteva essere sè stesso, e anche qualcosa in più. Quasi un padre putativo per Peter Parker, Romita fu il secondo disegnatore della serie, quello che più di tutti ne definì l’aspetto e ne ampliò un immaginario durato vent’anni. Il suo retroterra come autore di fumetti romantici ibridò Spider-Man con una componente soap operistica che ne decretò la fortuna, perfezionando la formula di Lee e Ditko.

Disegnatore dalla mano morbida e corposa, Romita irrobustì il fisico di Peter e, appena otto numeri prima, diede un volto a Mary Jane Watson – in precedenza sempre offuscato da Ditko – modellandolo sull’attrice Ann-Margret, l’attrice di Ciao, ciao Birdie. Accompagnata dalla battuta «Ammettilo, tigre, hai appena fatto centro», l’introduzione di Mary Jane segnò l’inizio di un periodo incentrato sulla vita sociale di Peter e su temi d’interesse politico come i diritti civili e il razzismo.
Romita portò una vena romantica e melò al mondo del supereroe. Gwen Stacy e Mary Jane erano vestite alla moda, perfettamente calate nel loro tempo, e Peter Parker, con un taglio di capelli pulito e i maglioni lana, era l’universitario più affascinante dei fumetti, lontano dal nerd adolescente dei primi anni. Certo, con le sue pennellate d’inchiostro e le matite di burro, Romita aveva in parte epurato le stranezze e il bislacchismo di Ditko, ma in cambiò offrì un nuovo canone, un instant classic che a un certo punto smise di essere instant.

La fine dell’Uomo Ragno! fu anche, a margine (ma perfino il margine di queste storia vale come il centro pagina di qualsiasi altra), la storia di debutto di Wilson Fisk, alias Kingpin, cattivo che poi avrebbe assunto un ruolo centrale nelle avventure di un altro eroe, Daredevil. In Marvel Chronicle A Year by Year History, Tom DeFalco disse che Stan Lee «voleva creare un nuovo tipo di criminale. Qualcuno che trattasse il crimine come se fossero affari».
Lee raccontò lo spunto a Romita, che mischiò la fisionomia degli attori Robert Middleton e Sydney Greenstreet (lo stesso che avrebbe ispirato il boss di Star Wars Jabba the Hutt) per creare Wilson Fisk. «Non volevo disegnarlo come qualsiasi altro tizio con un completo, volevo una silhouette riconoscibile» spiegò Romita. «Così lo trasformai in un mostro di 200 chili, pelato, con l’aspetto di un magnate.»

Pubblicata in Italia per la prima volta nel 1971 con il titolo Il segno del destino!, La fine dell’Uomo Ragno! incapsula le dinamiche più importanti del personaggio in una storia che è l’esempio perfetto di cosa voglia dire essere Spider-Man. In declinazioni diverse, ogni altro autore ha cercato di replicare quella tensione nelle proprie storie. Tanto nei fumetti quanto al cinema: non stupisce infatti che Sam Raimi l’abbia presa a modello per Spider-Man 2, uno dei cinecomic più riusciti, campionandone la trama e le immagini più vivide, come la famosa inquadratura di Peter che getta il costume di Spider-Man in un bidone della spazzatura. A mia memoria, è l’unico film di supereroi che ha preso così tante scene da un singolo fumetto e le ha ricalcate quasi vignetta per vignetta.
Nei crediti dei fumetti, Romita era spesso soprannominato “Jazzy”, che si può tradurre con molte parole: vivace, animato, brioso, sgargiante, chiassoso. Amazing Spider-Man 50, come (ma più di) tanti altri fumetti di Romita, è la prova che sapeva essere davvero jazzy.
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