Tra cinema, punk e fumetto, il linguaggio creativo di Atsushi Kaneko

di Ali Raffaele Matar

Nella visual art, la commistione stilistica è prassi comune. Basta prendere per mano una qualunque delle opere di Atsushi Kaneko per restare abbagliati dalla loro frenetica dinamicità e avere l’impressione di aver letto del “cinema su carta”. Occhio da regista e animo profondamente punk, Kaneko è capace di dominare i generi più disparati, di farli propri e, all’occorrenza, stravolgerli, optando per effetti squisitamente atipici.

Cultore del cinema e del fumetto occidentale, Kaneko riversa liberamente tra le pagine il proprio disgusto per la rigida società nipponica, per l’invisa politica, spesso collusa con le mafie, e per tutto ciò che è ordinario e banale, distanziandosi dagli schemi delle solite minestre riscaldate. Un’avversione per le regole che si ravvede anche nella volontà di firmarsi sempre all’occidentale, facendo precedere il nome al proprio cognome, rifiutando il galateo giapponese che li vorrebbe in ordine contrario (Kaneko Atsushi invece di Atsushi Kaneko).

Com’è solito ricordarci Igort, «un autore è un universo che parla una sua lingua». Scopriamo dunque il linguaggio creativo del più eclettico dei mangaka, in occasione della recente pubblicazione italiana di Evol (Panini Comics), la nuova opera di Kaneko tutt’ora in corso di serializzazione in Giappone.

Copertina della rivista “Comic BEAM” raffigurante “EVOL”

Animali

Si sarebbe potuto iniziare parlando di anime, che si agganciano istintivamente al discorso quando si parla di manga, ma non nel caso di Kaneko: di tutte le sue eccentriche serie a fumetti, nemmeno una è stata animata. Pertanto, conviene parlare di animali perché Kaneko è solito costellare le sue ambientazioni di animali di tutti i tipi: mucche, maiali, lupi, alci, topi, mosche e scarafaggi. Animali narrativamente superflui, che non agiscono e non reagiscono, che appaiono spesso in un lampo, per una sola vignetta, evocati per il gusto di donare alle storie quel tocco assurdo che contraddistingue la cifra stilistica dell’autore. Un’ossessione avvalorata dai nomi dati ai tre tomi della serie BQ: Mouse, Fly e Roach (topo, mosca e scarafaggio), di cui i primi due sono anche usciti in Italia, nel 2007 per D/Books.

Bambi

Kaneko possiede uno humour del tutto personale, un terreno nel quale semina citazioni, stranezze e stravolgimenti. E così, la spietata assassina con la pistola rosa, protagonista della sua prima opera di successo, finisce per chiamarsi come l’innocuo cerbiatto della Disney. Iniziata nel 1998, la saga di Bambi ha sconvolto il mondo dei manga travalicando i generi – a tratti road movie, a tratti pulp e a tratti commedia nera – tributando omaggi alla cultura pop statunitense: da Tarantino alle Charlie’s Angels, da Elvis alla più ricercata grafica pubblicitaria del dopoguerra.

Comic? o Cinema?

Pur disdegnando i manga, diventa fumettista negli anni Novanta per amore del cinema. Ma è solo nel 2005 che riesce ad avverare il suo sogno dirigendo una parte del film collettivo Rampo Noir (con la partecipazione dell’attore Asano Tadanobu). Dopo le riprese, tuttavia, dichiara categorico: «non mi pento di essere un fumettista: il fumetto è il mezzo più comodo per fare un film. Il cinema non concede la stessa autonomia né la stessa libertà.» Ma possono realmente definirsi semplici fumetti quelli di Atsushi Kaneko? Una delle sue più recenti raccolte di short stories si intitola difatti Comic? (Star Comics) con un punto di domanda che gioca sull’ambiguità del confine tra cinema e fumetto.

Digitale

La copertina dell’antologia “Comic?”

Sebbene sia oggi diffusissimo tra gli artisti americani ed europei, il digitale fatica a prendere piede tra i fumettisti giapponesi, ancora noti per la loro tradizionale tecnica di disegno a mano. Eppure, Kaneko è da ritenersi un pioniere del digitale: che si tratti di disegnare, colorare, applicare retini o fare bozze, l’autore predilige da sempre l’uso della tavoletta grafica Cintiq. I densi neri che riempiono le campiture delle sue tavole non nascono dall’uso di litri di china ma da un click. Ma come ama ricordare la fumettista Rutu Modan: «Disegno con il computer ma disegno io. Se io esco e poi torno, il computer non ha disegnato nulla per me».

Enterbrain

Gran parte delle libertà concesse a un artista dipendono dal proprio editore. Kaneko difficilmente sarebbe riuscito a esprimersi con una simile autonomia stilistica e contenutistica se non avesse lavorato per una casa indipendente come la Enterbrain che stampa Comic BEAM, rivista su cui sono state serializzate quasi tutte le opere dell’autore, da Bambi al recentissimo EVOL.

Font

Un’altra peculiarità di Kaneko risiede nel suo uso del font, la forma dei caratteri con cui scrive e disegna titoli e onomatopee. Ne inventa di nuovi per ogni serie e si diverte a storpiare forme e tipologie, dimostrando di essere un fine grafico oltre che un abile narratore. Per dirne una, sia nella trilogia di Wet Moon che in EVOL, ogni capitolo riporta il titolo con un font estremamente diverso dall’altro.

Girl Power

Assassine, mercenarie, pistolere, ricercate: le donne di Kaneko saranno pure peccatrici ma sono libere, indipendenti, forti, gagliarde e hanno piena fiducia nelle proprie capacità. In fondo, devono pur sempre sopravvivere in un mondo dominato da uomini subdoli, altrettanto peccatori.

Una tavola da “Wet Moon”

Lynch

Kaneko deve molto al maestro del cinema americano, regista di pellicole come Eraserhead, Mulholland Drive e Twin Peaks. Senza David Lynch, non sarebbero mai nate storie come Soil, Wet Moon e Deathco.

Musica

Il ritmo delle storie di Kaneko è influenzato dalla musica che ascolta. Lo stile anarchico con cui sorprende i lettori ha radice nella sua passione per il punk, il prog-rock e la musica alternativa che tanto ama.

New Wave

Se in passato la rivoluzione passava per le pagine di Garo, oggi la new wave del fumetto nipponico è capitanata da Kaneko e colleghi come Moriizumi Takehito e Yamamoto Miki.

Odd Jobs

Fare il fumettista è un lavoro insolito? Se lo domanda anche Kaneko che ha deciso di intitolare Odd Jobs il suo primo artbook pubblicato nel 2002, che raccoglie le illustrazioni realizzate per volantini pubblicitari, magliette, copertine di dischi e molto altro.

Punto di rottura

Humanoids, storica casa editrice francese di BD, pubblica nel 2016 un’antologia internazionale sul tema del “punto di rottura”, quell’istante irreversibile in cui tutto è destinato a cambiare per sempre. Insieme ad autori come Enki Bilal, Paul Pope, Boulet e Bastien Vivès, viene scelto anche Kaneko, probabilmente per via del suo stile a metà tra il mondo occidentale e quello orientale.

La copertina di “R”

Questione di vita o di morte

Nelle storie di Kaneko c’è una perenne overdose di follia. Il bene non si distingue mai dal male: tutto è legato a dispute per la propria sopravvivenza. Non esistono personaggi positivi. Tutti, nel mondo di Kaneko, sono profondamente marci. Ed è sempre una questione di vita o di morte. La tua salvezza o la mia.

R

Non si sperimenta soltanto con le storie o con il tratto grafico. I veri sperimentatori si riconoscono dai nomi che danno alle loro opere. C’è mai stato qualcuno che ha intitolato un’opera con una sola lettera? Kaneko, con la raccolta intitolata R, ci è riuscito.

Soil

A suo modo, ogni opera di Kaneko è un capolavoro nel suo genere. Tuttavia, a Soil va riconosciuta la nomea di opera di ampio respiro. Lunga undici tomi, Soil ruota attorno all’omonima cittadina ideale, dove la scomparsa inspiegabile di una famiglia finirà per rompere l’equilibrio che sembrava sovrastare gli spazi e i legami tra concittadini. Un giallo che vi farà domandare perché mai debba esserci sempre una soluzione ad ogni mistero.

Tezuka

Persino i più anarchici non possono fare a meno di riverire Tezuka, il Dio del manga passato a miglior vita nel 1989 ma mai veramente scomparso dalle scene, grazie alla sua immane eredità. Nel 2018, per il novantesimo anniversario della sua nascita, viene lanciata una rivista mensile in suo onore intitolata Tezucomi, contenente omaggi e remake di opere di Tezuka. Per l’occasione, Kaneko realizza Search and Destroy, traslando il canovaccio originale di Dororo di Tezuka in un futuro prossimo dal sapore steampunk. Il risultato è un azzeccato (e violento) coming of age, che finisce per omaggiare anche le opere futuristiche di Tezuka, da Metropolis alla Fenice.

Una copertina della rivista “Comic Bean” raffigurante “Soil”

Uova

Avreste mai detto che l’autore ha un’ossessione per le uova all’occhio di bue? Leggete Wet Moon e molte delle sue storie brevi…

Zero compromessi

La notte, l’occulto e il regno ferale del buio sono i luoghi dell’anima per Kaneko. Dalle inquadrature delle vignette al montaggio, alla disposizione di luci e ombre sui connotati dei personaggi: tutto denota le sue qualità da film-maker. Quello che Kaneko disegna è un cinema tutt’altro che muto, che straborda di intensità e rumore. È la potenza di un tratto che non scende a compromessi con niente e nessuno. Vuole fare cinema ma su carta. «Voglio tutto di questo mondo: sia i tesori che l’immondizia».

Articolo originariamente pubblicato su Diari di Cineclub 98 e qui riproposto in una versione editata.

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