“Aaron” di Ben Gijsemans. Il “mostro” dentro

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Avevamo già parlato di Ben Gijsemans a proposito di Hubert, un esordio sfavillante, ma che tuttora risulta inedito in Italia. Coconino Press, tuttavia, rimedia pubblicando Aaron, l’ultima fatica dell’autore belga, in cui lo stile meticoloso e certosino di Gijsemans trova un’ottima sintesi, tra la gabbia rigida e una disinvolta grana vintage.

Aaron è un ragazzo di vent’anni, che vive a casa con i suoi e deve sostenere due esami universitari da lì a breve. Per la maggior parte del tempo, però, è distratto e assente: passa le giornate ad osservare dalla finestra un ragazzino che gioca nel campo da calcio lì vicino, provando dei sentimenti a cui non sa dare nome. Le giornate amorfe, trascorse tra i libri e i fumetti, sono intervallate da pochi veri momenti di interazione sociale: distraenti che cercano di tenere a bada qualcosa di terribile e incomprensibile.

aaron ben Gijsemans fumetto coconino

Aaron potrebbe sembrare un libro scomodo, visto che tratta, senza mezzi termini, di pedofilia, ma nasconde altro. È l’ennesimo tentativo di Gijsemans di tracciare attraverso la noia – che attanaglia un po’ tutte le nostre esistenze – una fenomenologia più ampia della contemporaneità. Nell’osservazione metodica delle pause, dei pochi cenni e dell’ansia crescente provata dal protagonista, il fumettista crea un thriller emotivo in cui la terribile scoperta di essere un “mostro” diventa un peso insostenibile. Gijsemans osserva e traccia tutto con distacco, mettendo tra parentesi ogni facile moralismo.  

Questo dramma silenzioso viene narrato attraverso uno stile claustrofobico e ripetitivo, dove tutto avviene al rallentatore. Nella sua rigida reiterazione, la gabbia concede rarissime aperture, diventando uno schema non solo narrativo, ma soprattutto emozionale. Il tempo vissuto da Aaron è fatto di ripetizioni e di stasi, di frammenti di senso che si avviluppano su se stessi. La monotonia esistenziale è interrotta attraverso l’immersione nei vecchi albi a fumetti: Red Thunder, Clashman, Flameslayer, Sniper Mind eccetera. 

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Eroi che nei nomi e nelle fattezze mimano quelli della Golden Age e che rappresentano per Aaron un modo per evadere dal suo mondo imperfetto. La grana slabbrata, i colori esausti e sbavati, la ripetitività delle situazioni e nel contempo la loro eccezionalità diventano un modo per tenere a bada un recondito segreto, un impulso assordante. I fumetti sono un analgesico, una forma disperata di escapismo dalla vita adulta.

Sono momenti in cui anche il nostro tempo sembra fermarsi: lo sguardo si sovrappone a quello di Aaron, leggiamo con lui, ma la nostra testa è altrove come la sua. Un meccanismo narrativo sofisticato e che attraverso la creazione di falsi storici crea una specie di sdoppiamento: da un parte siamo immersi in una lettura che non ci interessa, ma che invece è fondamentale per il personaggio di cui stiamo leggendo, dall’altra cerchiamo di capire l’importanza di questi interludi nel tessuto narrativo, e di certo l’immaginario ricreato da Gijsemans intenziona con il nostro vissuto. Insomma, il fumettista gioca tanto con l’empatia quanto con i vissuti dei lettori, aprendo così un varco. 

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Ben Gijsemans è un erede fedele della ligne claire, ma inietta nella tradizione un’inquietudine che rimanda ad autori come Chris Ware (Building Stories), Seth (Clyde Fans) o Nick Drnaso (Sabrina), attenti sia a sondare limiti e le potenzialità del linguaggio fumettistico, sia a tematizzare storie scomode spesso legate alla sofferenza, alla solitudine e all’inettitudine dell’uomo. Si potranno apprezzare assonanze con l’approccio scientifico di Ware, con l’analisi di tipi umani disgustosi come in Seth o con la poetica post-modernista di Drnaso, ma Gijsemans ha sicuramente una cifra particolare e riconoscibile che condivide forse per formazione e provenienza con Olivier Schrauwen (Ritratto di ubriaco).  

Aaron è un fumetto che provoca disagio, che attrae e respinge al contempo, la cui lettura non è sempre agevole e che sicuramente non consiglierei come puro intrattenimento. È una storia che rischiara un tema difficile, mettendo a dura prova la nostra pazienza e la nostra moralità. Con un forma di equilibrismo, il fumettista belga è riuscito a creare un libro che in punta di piedi parla senza trionfalismo e vuota retorica di sconfitte quotidiane, di assordanti silenzi e del senso di continua estraneità che ci circonda a più livelli. È un libro che ci mostra l’altro che, da sempre, abita in noi.

Aaron
di Ben Gijsemans
traduzione di Laura Pignatti
Coconino Press, giugno 2023
brossurato, 208 pp., colore
26,00 € (acquista online)

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