Batman è tornato a Gotham, ma non sta benissimo

Il nuovo ciclo di storie di "Batman" scritto da Chip Zdarsky, raccontato numero per numero da Andrea Fiamma.

batman 136 2023 dc comics fumetto

ATTENZIONE: QUESTO ARTICOLO CONTIENE SPOILER PER BATMAN 136

Su Batman 136 inizia un nuovo arco narrativo, Dusk to Dawn (“dal tramonto all’alba”), il terzo della gestione scritta da Chip Zdarsky. Disegnato da Belen Ortega, questo primo capitolo vede Batman tornare nella sua realtà e gestire tutte le questioni lasciate in sospeso dalla sua partenza forzata, che era stata provocata da Failsafe, robot malvagio costruito dallo stesso Bruce Wayne affinché eliminasse l’uomo pipistrello nel caso in cui quest’ultimo fosse passato dalla parte del male. 

Cosa succede nell’albo

Batman è tornato a Gotham City, ma i suoi problemi non sono risolti: il Pinguino è morto, riuscendo a far sembrare che sia stato lo stesso eroe a ucciderlo, e due dei suoi figli, Addison e Aiden Cobblepot, vogliono gestire il suo locale, l’Iceberg Lounge, con un piglio più aggressivo. Inoltre, Failsafe è ancora a piede libero, e Red Mask ha creato un multiverso di Joker. Nelle profondità della sua mente, Bruce parla con Zur-En-Arrh, la sua personalità violenta, pronta a scatenarsi.

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I figli del Pinguino hanno investito in bische clandestine satelliti all’Ice Lounge, chiamate Growlers (“borbottoni”, il nome con cui i marinai indicano i piccoli iceberg che sciogliendosi emettono suoni gutturali). Batman fa irruzione in una delle bische e avverte i Cobblepot di limitare le loro mire espansionistiche.

Selina spiega a Batman di voler fare come il Pinguino, che ha finto la propria morte per ritirarsi a vita privata. Un segnale avvisa Batman di un’irruzione nella Batcaverna. Bruce corre a villa Wayne e trova tutta la Bat-famiglia (Nightwing, Robin, Batgirl e gli altri) intenta a fare colazione. Bruce è inquieto ma si siede al tavolo, per poi vedere la stanza e i commensali prendere fuoco, sperimentando quello che sembra essere un crollo nervoso.

Nella storia secondaria The Plans Below, disegnata da Jorge Corona, Chip Zdarsky racconta come Batman, nella personalità di Zur-En-Arrh abbia costruito e addestrato Failsafe.

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Appunti sparsi

È passato un anno dall’inizio della gestione di Chip Zdarsky. Dodici numeri in cui non si è vista un’idea, un percorso, una direttiva. Non sto dicendo che deve essere tutto un trattato di filosofia,* però così sembra un continuo giro a vuoto.

{*La mia stessa dieta culturale è composta al 90% da meme su Giulio Ciccone, per cui ho basse pretese.}

L’unica cosa attorno a cui Zdasrky sta forse costruendo un discorso è il Batman di Zur-En-Arrh, presente con insistenza in gran parte di questi dodici numeri. E Zur-En-Arrh si lega all’idea della sanità mentale del personaggio. Di solito lo schema che scorre sotterraneo nelle storie è che Bruce Wayne è la parte sofferente, mentre Batman è quella che non molla mai e non prova mai dolore. Qui Zdarsky ci ha costantemente detto che, no, anche Batman a un certo punto può mollare, e allora entra in campo il Batman di Batman, in una specie di telescopia mentale, una discesa negli inferi che non ha apparentemente fondo.

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Nel finale di questo albo vediamo infatti Bruce Wayne completamente andato, marcito, in un letterale burnout. Che sia questo il piano della gestione di Zdarsky, far andare Batman fuori di testa? Messa giù così, ci sto anche ad aspettare di vedere come finisce, solo che per adesso le soddisfazioni sono state ben poche.

Comunque pensate a questa cosa: l’anno scorso, Zdarsky raccontava a Fumettologica che aveva un anno di storie approvate e stava lavorando alle idee per il secondo, con un’opzione di rinnovo in base, presumo, alle vendite e al gradimento del pubblico. In pratica, alla peggio, sei a metà del tuo mandato. La tua gestione potrebbe finire tra un anno e non hai messo insieme uno straccio di idea. L’intervista si intitolava “Il Batman che verrà” e spiaze dirlo ma l’unica cosa che mi è venuta è una gran voglia di leggere Superman.

Batman 136, come i precedenti cinque albi, presenta una copertina alternativa disegnata da Joe Quesada, fumettista che negli anni Duemila, in qualità di editor-in-chief, rivoluzionò i fumetti Marvel Comics. È già da qualche mese che Quesasa illustra variant per Batman. Complice la fuoriuscita da Marvel Entertainment, è la prima volta dopo decenni che Quesada disegna qualcosa di avulso da quell’ambito (e già di suo sono anni che non sforna opere con regolarità, per via degli impegni da dirigente).

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Parlando di Batman, Quesada ha affermato che a lui piace la versione del supereroe con «le orecchie da pipistrello corte», in contrapposizione alle lunghe e puntute orecchie che hanno disegnato autori come Bill Sienkiewicz o Kelley Jones, ma che per le copertine variant che ha realizzato aveva inizialmente pensato di fare il paxxo e disegnare il personaggio con un orecchio lungo e l’altro corto. L’editor Ben Abernathy gli ha risposto con un cortese «no», e quindi Quesada ha ripiegato sulle orecchie corte.

Ah, tra l’altro Quesada adesso che è diventato un uomo libero ha aperto una newsletter su Substack che consiglio perché, se vi piace il mondo attorno a cui gravita l’autore da ormai trent’anni, è piena di racconti paxxi tipo quando da giovane pensò bene di chiedere a Barry Windsor-Smith una tavola in cambio di dieci sue e il buon Barry lo mandò a stendere.

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