La rivoluzione di King Terry, l’apologia del brutto ma bello

di Ali Raffaele Matar

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Copertina del numero 1 di “Comic Cue” illustrata da King Terry

Nel corso dei decenni, la cantante giapponese Akiko Yano – ex moglie di Ryuichi Sakamoto – ha collezionato sontuose collaborazioni con gli artisti più disparati, da Isao Takahata a Haruomi Hosono e Pat Metheny fino all’eclettico King Terry, autore della folle copertina di Tadaima (1981), album pubblicato per la prima volta in Europa soltanto di recente.

Quando si scontrano e incontrano simili titani, viene spontaneo chiedersi chi, tra i due, abbia ottenuto maggior profitto da una simile collaborazione. Indubbiamente meno celebre di Akiko Yano, King Terry (alias Teruhiko Yumura) non è meno leggendario della sua conterranea, ma in un altro campo: quello grafico. Basterebbe notare che l’artista ha il vanto di essere il fondatore della corrente heta-uma, una sorta di filone dell’art brut giapponese che fonde elementi della cultura trash americana con un tocco fortemente parodico e dissacrante.

Esattamente come per l’art brut francese, anche lo heta-uma di Yumura prende forma dall’impellente desiderio di esprimersi a ogni costo, anche (anzi, soprattutto) senza la giusta tecnica o il bagaglio culturale che ci si aspetterebbe da un illustratore professionista. «Disegnare tecnicamente bene, da solo, non significa nulla.» I termini che compongono il nome della corrente, heta e uma – letteralmente “scarso ma eccellente” – rappresentano un ossimoro che inneggia al bello che c’è nel brutto. Un “brutto” tratto, volutamente ed eccessivamente approssimativo e infantile, quasi a cercare di rifiutare l’imposizione sociale che spinge chiunque a voler crescere, migliorare, competere, produrre e fatturare e, dunque, in definitiva, annullarsi.

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Copertina dell’album “Tadaima” di Akiko Yano illustrata da King Terry

L’estetica anarchica di King Terry si riversa perfettamente nei contenuti provocatori al centro delle storie a fumetti realizzate dall’autore, a margine della sua occupazione principale come grafico e illustratore: trame spesso deliranti, grottesche ed ammiccanti, figlie di quegli anni Settanta caratterizzati da una sfrenata voglia di sperimentare e differenziarsi dai canoni imposti dall’editoria di massa. 

Il nome di Yumura è indissolubilmente legato a Garo, la rivista giapponese di fumetto avant-garde per eccellenza, nata nel 1964 per volontà di Shirato Sanpei e Nagai Katsuichi, sotto l’effige dell’anticonformismo, per la quale King Terry realizzò per decenni centinaia di copertine con il suo tipico stile grezzo, statico, acido e coloratissimo. Alcune delle sue illustrazioni per Garo trassero notoriamente ispirazione dai lavori di Andy Warhol e Roy Lichtenstein, per poi alterarli e tramutare il concetto di pop art – sempre più elitaria, esposta com’era, in quegli anni, nelle gallerie più prestigiose di tutto il mondo – in qualcosa che ricordasse il contenuto delle zine underground americane ed europee, che gridavano libertà e voglia di rivalsa. 

Altro tema cardine della poetica grafica di King Terry è il connubio tra stilemi occidentali e orientali, individuabile anche nella doppia copertina realizzata per Tadaima di Akiko Yano, dove da un lato i personaggi sono ritratti in abiti occidentali in un setting da tipico salotto elegante, mentre nell’altro indossano tutti e tre un kimono e fanno inchini, all’interno di uno spazio con tatami, shoji e maneki neko. 

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Copertina di un numero di “Garo” del 1984 illustrata da King Terry

È, dunque, possibile affermare senza esagerazione che Yumura sia stato, fondamentalmente, il primo graphic designer al mondo ad aver abbattuto del tutto le barriere culturali tra Oriente e Occidente, con un ingegno minimalista e un fervore politico che si fa beffa degli eleganti tecnicismi di artisti e grafici contemporanei come Tadanori Yokoo. Non a caso, Yumura ha sempre scelto di firmarsi con diversi pseudonimi americanissimi: da King Terry a Terry Johnson e Flamingo Terry. 

Pur con la chiusura definitiva di Garo, King Terry continuò a disegnare e reinventarsi. A partire dal 1995, fu ingaggiato dal celebre Eguchi Hisashi, autore di Stop! Hibari-kun, per illustrare le copertine di Comic Cue, rivista annuale a fumetti pensata come una sorta di contenitore di omaggi e parodie, realizzate sia da autori celebri che emergenti. 

Ancora oggi, superata la soglia degli ottant’anni, Re Terry non accenna ad abbandonare i suoi pennarelli colorati e partecipa continuamente a varie iniziative legate al mondo del manga alternativo, come Kataoka Yoshio Comic Show, che raccoglie storie autoconclusive realizzate sia da Yumura che da altri autori e autrici underground filooccidentali come Moriizumi Takehito, Yamada Sansuke e Yamamoto Miki. 

Kataoka Yoshio Comic Show king terry
La copertina di “Kataoka Yoshio Comic Show

In pochi hanno scritto e parlato di King Terry. Eppure, il suo apporto al mondo dell’arte alternativa è ancora vivo e vegeto nelle menti e nelle mani di centinaia di altri artisti, come Nemoto Takashi, Ebisu Yoshikazu e Hanakuma Yusaku, sicuramente più celebri a livello globale, ma meno brillanti di un genio come lui. Sarebbe anche ora che l’altezzosa editoria commerciale riscoprisse la bellezza che si cela nella naturalezza del brutto.

Questo articolo è originariamente apparso su Diari di Cineclub 111 ed è qui riproposto in una versione editata

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