
Dopo i picchi di vendita della pandemia, il mercato del fumetto americano sta vivendo ora un momento di ristagnazione prolungato. Negli ultimi tempi, le vendite sono calate o al più rimaste stabili, e chi sta soffrendo maggiormente questa situazione sembra essere Marvel Comics, ormai costantemente alle spalle di DC Comics nelle classifiche mensili e in piena crisi creativa. Tale situazione ha attirato nelle scorse settimane le attenzioni di alcuni giornalisti americani, che hanno provato ad analizzarla.
Heidi MacDonald, sulle pagine virtuali di The Beat, usa addirittura il termine “malessere”, quando parla dello stato attuale di Marvel Comics: «Non leggo regolarmente i fumetti Marvel, quindi prendete questo articolo come un punto di vista esterno. Ma anche in qualità di osservatrice, lo stato di salute delle Big Two [ovvero le due major Marvel e DC Comics, Ndr] è ancora fondamentale per molti lettori e commercianti e tende a guidare gran parte della narrazione. DC resiste coraggiosamente nonostante il disprezzo della sua azienda e fa quello che può. Ma ciò che sta accadendo alla Casa delle Idee sembra essere sfuggito di mano».
«Guardando le anticipazioni di questo mese, si può notare una massa tentacolare di variant, mini, crossover e ristampe. Ho notato un omnibus del ciclo di Fraction/Aja su Occhio di Falco» continua poi la giornalista, riferendosi a un fumetto pubblicato ormai undici anni fa. «Forse sono solo questi tempi difficili (o i miei interessi), ma è passato molto tempo dall’ultima volta che un ciclo di un albo ha ottenuto un tale livello di acclamazione universale. La recente e scioccante mancanza di successo della Marvel nel mercato librario conferma questa idea.»
«Che cosa c’è che non va con la Marvel? Non sono l’unico a chiederselo. È stato un argomento comune negli ultimi tempi. Che si tratti di autori, commercianti o semplici lettori, c’è un bruciante senso di dubbio e malcontento nei confronti del più grande editore del mercato diretto» afferma invece David Harper su SKTCHD. «Nelle recenti conversazioni sulla Marvel, parole ed espressioni come “disillusione”, “mancanza di focus” e “assenza di identità” sono piuttosto comuni. È facile capire perché, se si guarda all’offerta attuale dell’editore e ai suoi recenti annunci. Sebbene ci siano buoni fumetti nella sua linea, l’insieme sembra un pasticcio. La pervasività di questa sensazione ha fatto sì che la fiducia dei clienti si affievolisse, lo scetticismo dei commercianti aumentasse e l’entusiasmo generale per la casa editrice diminuisse.»
A quanto pare, in DC Comics ci sarebbe attualmente una situazione molto più rilassata per gli autori rispetto alla Marvel, e questo sarebbe confermato dalla costante migrazione di firme importante dalla seconda alla prima, come fatto notare ancora una volta da Harper: «Nomi di spicco come Chip Zdarsky, Kelly Thompson e Jason Aaron hanno visto diminuire il loro contributo alla Marvel, mentre emergenti come Tini Howard, Vita Ayala e Matthew Rosenberg sono scomparsi del tutto. C’è stata una migrazione silenziosa da Marvel a DC e altre case editrici, con pochi nomi degni di nota che li hanno sostituiti. L’impatto di questa fuga di cervelli comincia a farsi sentire».
Per tutti, la soluzione a questo periodo difficile della Marvel sembra essere una: la casa editrice dovrebbe allentare le redini e creare un ambiente dove gli autori possano essere liberi di creare. Secondo George Chrysostomou di CBR, ci sarebbe in particolare bisogno di creare nuove etichette editoriali, come successo fra fine anni Novanta e inizio del Duemila con Marvel Knights, MAX e Icon, oppure ancora prima con Epic Comics: «Nuovi mondi, nuovi personaggi e nuove realtà hanno contribuito al successo di queste testate, che sono diventate popolari non per i loro universi condivisi e per la narrazione massiccia in stile evento Marvel, ma per gli archi narrativi individuali eseguiti con autentica lungimiranza».
«Molti titoli di queste etichette hanno poi influenzato l’Universo Marvel principale, dimostrando che le idee rischiose che hanno avuto lo spazio per essere esplorate alla fine hanno portato benefici allo status quo di Terra-616» ha poi sottolineato il giornalista. «Inoltre, alcune di queste serie di fumetti sarebbero potute diventare franchise di massa a sé stanti, ma purtroppo la Marvel non è riuscita a mantenere molte di queste importanti proprietà. Mentre la casa editrice guarda al futuro e cerca di decidere le sue prossime mosse, è fondamentale che le etichette facciano di nuovo parte delle discussioni. È un ottimo terreno di prova per i nuovi talenti e una piattaforma incredibile per i veterani che vogliono impegnarsi in progetti personali senza limiti. In questo momento, gli autori si rivolgono agli editori indipendenti per sfruttare questo tipo di opportunità, ma per continuare a essere competitiva la Marvel deve alzare il tiro.»
Come sottolinea MacDonald, d’altronde, fu la già citata linea Marvel Knights, creata da Joe Quesada e Jimmy Palmiotti nel 1998, a dare inizio all’era moderna della casa editrice e cambiare il volto del mercato del fumetto americano per molti anni (come abbiamo anche raccontato tempo fa). Il problema è che, da allora, le cose sono cambiate completamente per la Marvel, che «nel 1998 era solo una casa editrice di fumetti; ora è il più grande marchio dell’universo umano conosciuto, dato che il Marvel Cinematic Universe guida l’industria dell’intrattenimento da circa 15 anni».
In questa situazione, gli autori si ritrovano così sempre più spesso con le mani legate, dovendo inseguire i dettami altrui più che dettare la linea, mentre gli editor – oltre a supervisionare gli albi – fanno da anello di congiunzione fra i fumettisti e i dirigenti dei Marvel Studios, assicurandosi che tutto venga eseguito a dovere. Insomma, potrebbe non essere sufficiente il rimescolamento di editor attualmente in corso all’interno della casa editrice, con Tom Brevoort che passerà a breve a supervisionare gli X-Men dopo 25 anni alla guida degli Avengers, così come non possono bastare i continui rilanci dei singoli personaggi o morti e resurrezioni sporadiche. Ci vorrebbe, piuttosto, un ripensamento più profondo delle dinamiche produttive e creative. Una cosa di certo non facilmente attuabile da un giorno all’altro.
Leggi anche:
- Come cambia Daredevil alla fine del ciclo di Chip Zdarsky e Marco Checchetto
- Le prime pagine di “Immortal Thor”
- Spider-Man ora indossa le braccia del Dottor Octopus
Entra nel canale Telegram di Fumettologica, clicca qui. O seguici su Instagram, Facebook e Twitter.