di Alessandro Sisti*
Il 13 agosto 1967 su Topolino n. 611 veniva pubblicata la prima storia a fumetti disegnata da Giorgio Cavazzano, Paperino e il singhiozzo a martello, scritta da Abramo e Giampaolo Barosso. Per l’occasione abbiamo chiesto ad Alessandro Sisti, storico sceneggiatore Disney, di commentare quello che rappresenta il primo passo di un percorso che ha portato Cavazzano a diventare non solo uno dei più noti e importanti autori Disney di sempre, ma anche uno dei grandi del fumetto italiano ed internazionale.

Fra Giorgio Cavazzano e me la distanza anagrafica non è così grande, qualche manciata d’anni e tuttavia, data la precocità con cui Giorgio ha messo piede – e le mani, soprattutto – nel mondo del fumetto, sono stato un suo lettore assai prima d’immaginare di trovare in seguito in lui un carissimo amico e un illustre, formidabile collega. Fin dagli inizi, e mi permetto di vantarmene, poiché ero già un assiduo dell’appuntamento settimanale con “Topolino” (che rigorosamente acquistavo la domenica), quando nel 1967 uscì Paperino e il singhiozzo a martello, la primissima storia interamente sua, di cui oggi mi trovo a scrivere. Mi piacerebbe poter dire che fin d’allora vi scorsi il segno del nuovo, la promessa aurorale di un’entusiasmante e monumentale produzione a venire, sennonché mentirei.
A sette anni non ero particolarmente sensibile alle sottigliezze del tratto, mi bastava la gratificazione d’aver letto un racconto divertente e ben disegnato, sicuramente da Walt Disney in persona, come in tanti credevamo in quel periodo in cui gli autori erano ancora anonimi. Un diverso effetto mi ha fatto riscoprire più tardi Il singhiozzo a martello sapendolo di pugno di Giorgio – seppur ancora ignorando che avesse rappresentato il suo debutto – e dire con un sorriso “guarda, era già lui”. Posso ripeterlo adesso che ne scorro le tavole con l’occhio del mestiere e mi emoziona scoprire così tanto. Innanzitutto una compostezza e un equilibrio rari in una storia d’esordio. Non so se disegnandola Cavazzano sapesse che sarebbe stata il suo biglietto da visita per il direttore Gentilini, suppongo di sì (glielo chiederò alla prima occasione) e questo la rende ancor più eccezionale, poiché in una prova di tale importanza è umano per qualunque artista lasciarsi trascinare dal desiderio di mostrare ciò che sa fare, eccedendo in personalismi, e alternativamente farsi limitare dal timore, realizzando scene di maniera.
Nel Singhiozzo a martello non c’è nulla di simile, citazioni e modelli – dallo stile di Scarpa, che Giorgio, avendolo inchiostrato a lungo, conosceva quanto lo stesso Romano, fino al Paperoga statunitense – sono evidenti, eppure resi propri senza esagerazioni, con pazienza e misura. Già pienamente sua è per contro la recitazione, incisiva e vivace (perfino la noia e la rassegnazione di Paperino sono comunicate intensamente), ma mai sovraccarica. Caratterizzata, non esasperata.

Allo stesso modo sono innovative le figure dei personaggi, dinamiche e slanciate rispetto al canone degli anni ’60, prologo – mi rendo conto, ricordando la galleria di capolavori successivi anche fuori dell’ambito disneyano – d’uno stile che non ha mai smesso di trasformarsi né di crescere, com’è nella natura di un’autentica ricerca artistica. È un’iconografia rivisitata, attualizzata, talvolta ironica e nondimeno sempre proposta con quel garbo che è la matrice di Giorgio Cavazzano, come persona ancor prima che come creatore.
Potrei ancora effondermi sulla sapida attenzione ai dettagli o sulla regia delle vignette, animata d’azione e cambi d’inquadratura, tanto più impeccabile per il ventenne che era Giorgio all’epoca, invece mi domando “cosa manca”? Una disamina critica sarebbe pura elegia se non si soffermasse anche su questo. Per gli inevitabili limiti d’una breve commedia fra i due cugini paperi, manca la meravigliosa, godibilissima cultura letteraria e artistica del Giorgio Cavazzano a venire, vasta e 1 appassionata, fonte di visioni immaginifiche e seducenti, che fa di lui un Maestro… oltreché un affascinante conversatore. Per fortuna, dopo Paperino e il singhiozzo a martello, Giorgio Cavazzano ci ha offerto ancora moltissimo per concederci di scoprirla.
Ugualmente però – lo confesso con l’egoismo avido di quel settenne che la lesse la prima volta – mai abbastanza, perché ogni sua storia ci appaga e ce ne fa desiderare ancora: se questa è stata l’opera prima, ciascuna di quante ha firmato è parimenti l’incipit d’una ineguagliabile e trascinante Storia d’Artista.

*Alessandro Sisti (Broni, 1960) è uno sceneggiatore di fumetti, giornalista e scrittore. Ha pubblicato con Mondadori, Rizzoli, DeAgostini e dal 1980 è uno dei «Disney Italiani», ma ha scritto anche per Warner Bros, collaborato al Corriere dei Piccoli e, come cronista, con l’Eco di Genova, il Corriere Mercantile, Italia Oggi, L’Europeo e Capital. Ha insegnato sceneggiatura e scrittura creativa all’Accademia Disney e presso la Scuola del Fumetto di Milano.
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