
Il fumettista americano Joe Matt, uno dei più importanti interpreti del fumetto autobiografico nordamericano, è morto all’età di 60 anni. La notizia è stata da su Facebook dall’amico e autore Matt Wagner.
Nato a Philadelphia nel 1963, Joe Matt avviò la propria carriera sul finire degli anni Ottanta, ma fu agli inizi dei Novanta che trovò la propria voce come autore di storie brevi delle quali lui stesso era protagonista, ispirate al lavoro di Robert Crumb e Harvey Pekar. La sua serie Peepshow fu inizialmente pubblicata dall’americana Kitchen Sink, per poi passare all’editore canadese Drawn&Quartely. Allora le storie si fecero più lunghe e articolate, contenute in albi in formato comic book.
Durante gli anni Novanta, a Toronto, Joe Matt strinse una forte amicizia con i colleghi Seth e Chester Brown, con i quali produsse quanto di meglio il fumetto indipendente americano ebbe da offrire in quel periodo. I tre collaborarono a fumetti realizzati a più mani e divennero spesso personaggi sia delle storie di Matt che di quelle degli altri due, soprattutto in scene ambientate in un bar.
Sulle pagine di Peepshow furono serializzati i graphic novel Poor Bastard, Il bel tempo e Al capolinea, che in Italia sarebbero stati tradotti anni dopo da Coconino Press. Poor Bastard e in Al capolinea in particolare espressero al meglio lo stile sfrontato e sincero con cui Matt affrontava le proprie tematiche: la dipendenza dalla pornografia, la difficoltà a instaurare rapporti con le donne, la sua assoluta pigrizia.
Le sue storie schiette e il suo efficace disegno al limite tra il caricaturale e il realistico gli permisero di affermarsi come uno degli autori fondamentali di quel periodo d’oro del fumetto indie e ricevere svariate candidature agli Harvey Awards, tra i principali premi americani dedicati al fumetto.
Nei primi anni Duemila Joe Matt tornò negli Stati Uniti, in California, dove ha vissuto fino alla sua morte. Nel 2004 il canale via cavo HBO si interessò alla realizzazione di una serie animata ispirata a Poor Bastard, che però non vide mai la luce.
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