“Tartarughe Ninja – Caos mutante” è un film riuscito a metà

Sulla scia del successo di Spider-Man: Un nuovo universo – film animato del 2018 che ha aperto la strada a un nuovo tipo di animazione, caratterizzato da una tecnica visiva innovativa – l’attore Seth Rogen ha deciso di buttarsi su uno dei brand più noti e riconoscibili della storia della pop culture con Tartarughe Ninja – Caos Mutante.

Nato negli anni Ottanta come fumetto indipendente per mano di Kevin Eastman e Peter Laird e diventato poi famoso grazie a una serie animata e una linea di giocattoli, il franchise delle Tartarughe Ninja è ormai uno dei successi commerciali più clamorosi di tutti i tempi. Le protagoniste – quattro tartarughe mutanti teenager che hanno il nome di famosi artisti italiani del Rinascimento – hanno attraversato media e decenni mantenendo il loro fascino, riuscendo a passare da una generazione all’altra. Sono stati giocattoli, fumetti, serie animate, film live action e videogiochi.

Vero e proprio reboot, Tartarughe Ninja – Caos mutante racconta della genesi delle quattro tartarughe e del loro tentativo di farsi accettare da una società che disprezza ciò che è diverso. Per farlo, andranno contro la volontà del loro padre adottivo Splinter (un uomo-ratto mutante) e si scontreranno contro Superfly, un uomo-mosca intenzionato a vendicarsi dell’umanità. 

A scrivere il film è stato Rogen insieme a Evan Goldberg, Jeff Rowe, Dan Hernandez e Benji Samit. Nonostante cinque persone accreditate per la sola sceneggiatura, il più grande limite del film sta proprio qui. Perché, se è vero che la pellicola vola via, è divertente, e strizza l’occhio a molti immaginari diversi, è altrettanto vero che lo sviluppo narrativo è banale e prevedibile. I personaggi non hanno profondità, i conflitti sono pressoché assenti e i temi del film vengono gettati nel mucchio senza la vera intenzione di approfondire. 

Allo stesso tempo, in Tartarughe Ninja – Caos mutante c’è tanto citazionismo, come ormai consuetudine in produzioni di questo tipo: chi ama i personaggi e chi ha amato la vecchia serie animata, i giocattoli o in generale buona parte della cultura pop degli anni Ottanta e Novanta si ritroverà immerso in una sfilza di piccole o grandi citazioni, come se l’intenzione fosse di coinvolgere lo spettatore in un grande momento di condivisione nerd. Il problema è che il gioco, dopo anni, comincia un po’ a stancare.

Del film co-diretto da Jeff Rowe e Kyler Spears è tutto già visto. Tutto già noto. Il citazionismo sembra un vero e proprio sintomo della mancanza di coraggio nel rompere gli schemi, nel rischiare di scontentare il vecchio pubblico per creare qualcosa di diverso.

Eppure non è tutto da buttare. Quello che stupisce di Tartarughe Ninja – Caos mutante è l’aspetto tecnico. Sfruttando un mix di animazione 3D e 2D e lavorando sulle texture per restituire una sensazione di animazione innovativa e al tempo stesso artigianale, il film è uno spettacolo per gli occhi, amplificato dalle numerose sequenze d’azione, dalla scelta azzeccata delle musiche e della colonna sonora e da una regia brillante.

Tartarughe Ninja – Caos mutante è dunque un film riuscito a metà. Si accontenta di andare sul sicuro per quanto riguarda la trama e i personaggi, ma allo stesso tempo si butta su un fronte tecnico-visivo nuovo e sorprendente, con ottimi risultati.

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