“Inu-Oh”, il musical storico di Masaaki Yuasa

inu-oh

Inu-Oh, il più recente lungometraggio animato diretto da Masaaki Yuasa (Ride Your Wave, Ping Pong, Devilman Crybaby), è arrivato in Italia a oltre un anno dall’uscita in patria e due dalla sua presentazione alla Mostra del cinema di Venezia del 2021. Ed è un bene che finalmente sia uscito al cinema, così da essere visto nella sua dimensione più adatta, come dice Yuasa in un video introduttivo dedicato agli spettatori italiani.

Dopo pochi secondi di incipit ambientati in un disorientante contesto contemporaneo, ci ritroviamo catapultati in un non ben precisato momento del periodo Muromachi, un arco della storia giapponese che va dal 1336 al 1573. Una sequenza in un piccolo villaggio introduce un bambino che, durante una spedizione alla ricerca di un manufatto, perde il padre e la vista. Si tratta di Tomona, che una volta intrapreso un viaggio incontrerà il bizzarro Inu-Oh, un giovane dal fisico deforme e il volto misteriosamente sfigurato e celato da una maschera.

I due diventeranno un dinamico duo di performer – musicista e cantante il primo, ballerino il secondo – distinguendosi dai colleghi delle altre compagnie per il loro stile a dir poco stravagante. Senza ben spiegarci come, Yuasa li fa suonare, in mezzo alle strade, sui ponti o nelle piazze, uno spavaldo rock elettrico dagli spiccati tratti glam. I due però si esibiscono in questo genere dei nostri tempi con strumenti tradizionali come i tamburi e la biwa (una specie di chitarra tradizionale) suonata da Tomona. 

Accompagnato dalla musica di Tomona (non proprio modernissima, magari un po’ anni Ottanta), Inu-Oh balla in maniera travolgente con movimenti da danza contemporanea o da rockstar. Il pubblico che assiste ai live viene conquistato dalle loro performance mai viste prima, nelle quali sono celebrate e cantate le gesta di guerra del clan Heike, che nell’Undicesimo secolo si era battuto contro il clan Genji uscendone sconfitto. Ovviamente la loro ascesa al successo non mancherà di trovare ostacoli e mettere i due personaggi di fronte a un bivio. Allo stesso tempo, si scopriranno anche le ragioni della deformità di Inu-Oh, con risvolti faustiani da tragedia occidentale.

Col suo film – che reinterpreta un libro di Hideo Furukawa incentrato su una vicenda realmente accaduta -, Yuasa crea di fatto un musical che, con l’inevitabile opulenza del genere, celebra il valore delle arti, della capacità di creare qualcosa di nuovo mantenendo vive le proprie radici, ed esalta l’ambizione e i suoi rischi. Lo fa con un atteggiamento non disincantato, talvolta anche cinico, senza idealizzare l’amicizia o i rapporti familiari, con un equilibrio che non rende smielato il racconto.

Meno disincantata è invece l’epicità musicale dei brani di Tomona e Inu-Oh, troppo pacchiana e un po’ fuori  dal (nostro) tempo, ben diversa dai momenti strumentali che accompagnano le sequenze non cantate (in linea con lo stile sperimentale dell’autore delle musiche, Otomo Yoshihide). Quell’hard rock revivalista un po’ glam e quasi più da Maneskin (anche se suonato meglio) che da Queen (ai quali sembrano essersi ispirati alcuni brani) ricorda invece fin troppo gli anime degli anni Ottanta e Novanta, e forse si sarebbe potuto azzardare un approccio più contemporaneo.

Più emozionante è invece la capacità che ha tutto il film di cambiare registro visivo mantenendo sempre una costante raffinatezza e coerenza. Yuasa e la sua casa di produzione Science SARU hanno animato scene dal segno essenziale, graffiato e sottile chiaramente ispirato alla tradizione iconografica delle stampe giapponesi. A queste si alternano di frequente scene iper dinamiche o momenti più contemplativi, quasi statici, con passaggi pittorici e quasi astratti davvero ben riusciti.

Il tutto senza mai perdere l’attenzione dello spettatore, e anzi facendolo talvolta sobbalzare o altre volte cullandolo in uno stato quasi onirico. In un paio di momenti durante la visione ho socchiuso gli occhi, non addormentato, bensì quasi ipnotizzato, e le immagini più astratte si sono confuse nella mia vista trasmettendo un senso di meraviglia piuttosto affascinante.

Inu-Oh è un lavoro audace ed estremamente elaborato, con certi momenti particolarmente esuberanti che potrebbero lasciare disorientati o scontenti. Tutto questo contribuisce a confermare Yuasa ancora una volta come un regista capace di sorprendere.

Leggi anche:

Entra nel canale WhatsApp di Fumettologica, clicca qui. O seguici su Telegram, Instagram, Facebook e Twitter.