Dove c’è più luce, di Sualzo (Tunué)

Il signor Voynich è un libraio antiquario reso cinico e disilluso dalla vita, dopo che sua moglie, colpita da amnesia, si è dimenticata di lui. Le sue giornate sono piuttosto ripetitive: pranza con la sorella e il nipotino, partecipa ad aste di libri antichi, valuta collezioni di tomi di defunti e spia la sua ex, nella speranda di risvegliarne i ricordi. Una serie di avvenimenti dai contorni piuttosto tragici arriverà però a cambiare la sua vita e la sua persona in meglio, pur senza un happy ending.
Un personaggio all’inizio respingente e dai modi antipatici, ma che scopriamo subito essere diverso da quello che dimostra di essere. Pian piano ci avviciniamo al suo dolore e iniziamo a parteggiare per lui, mentre l’autore ci racconta del suo passato e del suo dramma interiore, senza indulgere troppo in eccessivi sentimentalismi e retorica.
Dove c’è più luce è stato scritto e disegnato da Sualzo (La zona rossa, Fermo) nel giro di più di 10 anni, e forse per questo risulta essere un libro molto ricco: di personaggi, di idee, di riflessioni e di momenti che si stratificano uno sull’altro e scorrono con grande naturalezza, tanto sono vivi e presi di peso dal quotidiano.
Sono il tratteggio di Sualzo e le grandi campiture di blu antico a sottolineare il grigiume della vita di Voynich, che si dissipa solo nel finale. Utilizzando la bibliofilia del protagonista come metafora, il libro parla così di memoria, solitudine e speranza. E, come succede nella realtà, a volte c’è bisogno di guardare non dove abbiamo perso le cose ma “dove c’è più luce”, appunto, per ritrovare noi stessi.