Quando Charles Schulz incontrò Federico Fellini

Il disegno che Schulz donò al regista: la dedica recita «Per Fellini con amicizia e ammirazione».
Il disegno che Schulz donò al regista: la dedica recita «Per Fellini con amicizia e ammirazione».

Il 16 ottobre 1992, presso lo Spazio Flaminio di Roma, fu inaugurata la prima mostra italiana dedicata a Charles Schulz, il creatore dei Peanuts: un evento molto importante per i suoi lettori italiani. Per lui fu l’occasione del suo unico viaggio in Italia, ma soprattutto ci fu l’opportunità di incontrare uno dei registi cinematografici che ammirava di più, Federico Fellini.

La mostra era stata organizzata su iniziativa di Bic Licensing, agenzia che allora gestiva i diritti dei Peanuts. «Ho insistito veramente molto con “Sparky” perché venisse a inaugurare la mostra» ricorda Claudio Massari, all’epoca giovanissimo rappresentante italiano dei personaggi di Schulz, che seguiva da soli due anni su incarico di suo padre Oscar. «Era difficile staccarlo dal tavolo da disegno e farlo viaggiare. Non vorrei che il suo sì a partecipare alla manifestazione fosse legato a una sua specifica richiesta: quella di incontrare Federico Fellini».

Per Charles Schulz, in effetti, le mostre dedicate alla sua opera ormai non erano un’occasione rara: quello stesso anno aveva inaugurato Snoopy, the Masterpiece al Museum of Fine Arts di Montreal, in Canada, e nel 1990 This is Your Childhood, Charlie Brown… al National Museum of History di Washington. Certo, Il mondo di Snoopy sarebbe stata a Roma, in un Paese in cui il fumettista non era mai stato. Nei giorni precedenti avrebbe avuto l’occasione di visitare Venezia con sua moglie Jean, che invece amava viaggiare. Non solo: era previsto che gli venisse conferito il riconoscimento di Commendatore della Repubblica Italiana. Ma onori, celebrazioni, eventi, persino il turismo non interessavano particolarmente a Schulz, che al contrario aveva sempre viaggiato molto poco.

biglietto della mostra Il mondo di Snoopy a Roma nel 1992
Un biglietto della mostra Il mondo di Snoopy, l’occasione per l’incontro tra Schulz e Fellini

Ancora oggi Massari ha il dubbio che a convincere Schulz a prendere un aeroplano e attraversare l’oceano fu proprio la promessa di un colloquio privato con il regista di Amarcord. La telefonata fatta da Bic alla segreteria di Fellini sembrava quasi un gesto disperato, ma trovò un’inattesa porta spalancata, perché il cineasta era un grande appassionato dei Peanuts e rispose con entusiasmo: «Quando confermammo a “Sparky” la possibilità di incontrare il maestro Fellini, lui disse immediatamente di sì».

L’appuntamento era in un albergo nel centro di Roma. Il fumettista quella mattina era andato a giocare a golf, accompagnato da Massari, e i due raggiunsero insieme l’hotel. Federico Fellini era arrivato in anticipo e li aspettava nella hall, seduto su un divano, con cappello e ombrello al fianco. Quando ne riconobbero la sagoma inconfondibile, Schulz chiese al suo agente di presentarli. Massari non conosceva personalmente il regista, e il programma della giornata prevedeva di aspettare l’interprete e una troupe della RAI con il giornalista Vincenzo Mollica. Ma il momento era troppo emozionante per rispettare il protocollo.

Schulz e Massari raggiunsero Fellini, questi si alzò dal divano, e il regista e il fumettista si abbracciarono «come due persone che si conoscono da tempo». L’agente li portò in una saletta privata e li lasciò soli.

Schulz e Fellini intervistati da Vinccenzo Mollica per Rai Uno
Un fotogramma dell’intervista di Vincenzo Mollica a Schulz e Fellini per RAI Uno.

Non si sa di cosa parlarono in quei minuti. Schulz ovviamente non sapeva una parola di italiano, Fellini non masticava molto bene l’inglese, ma in qualche modo si capirono. Mollica, quando arrivò, registrò le impressioni dei due protagonisti di quel momento, «uno degli incontri a cui sono più affezionato» tra i tanti a cui il giornalista prese parte in decenni di carriera, come l’avrebbe poi definito. «Sono stupito del fatto che Fellini addirittura sappia che io esista» dichiarò il fumettista alla RAI. «Fellini, con i suoi film, è come Michelangelo, che ha dipinto la Cappella Sistina. Io sono uno di quegli uomini seduti fuori dal portale, impegnati a dipingere piccoli, insignificanti acquerelli.»

In realtà l’ammirazione era reciproca, come traspare dalle parole del «più grande artista che esista», come lo definì Schulz: «Sono veramente molto grato a Schulz per il divertimento intelligente, tenero e buffo, e mai deludente. Io, tutte le volte che ho visto le strip di Charlie Brown, ho avuto un pensiero di riconoscenza, perché mi hanno sempre fatto sorridere, mi hanno sempre messo di buon umore». E concluse: «E questo è il segno dell’arte popolare quando è autentica».

Nei giorni successivi Schulz fu travolto da eventi mondani, premiazioni, conferenze stampa e inaugurazioni. Ma quell’incontro tra i due geni rimase un momento emozionante che nessuno dei presenti, né Massari né Mollica né i suoi protagonisti, poterono dimenticare.

La sera seguente, a Palazzo Lancellotti, si svolse la cerimonia ufficiale di conferimento del titolo di Commendatore della Repubblica da parte della ministra del turismo e dello spettacolo Margherita Boniver, che per sua ammissione seguiva quotidianamente la striscia di Schulz sull’Herald Tribune.

Purtroppo, anche negli archivi del Quirinale non risultano fotografie ufficiali della cerimonia. In compenso, sul sito dell’istituzione, il fumettista compare regolarmente nell’elenco delle persone insignite dell’onorificenza, anche se con un errore marchiano nella grafia del cognome.

Screenshot dal sito ufficiale del Quirinale
Screenshot dal sito ufficiale del Quirinale. A essere pignoli, anche il luogo di nascita è errato: Schulz crebbe a St. Paul ma nacque nella “città gemella” Minneapolis.

Nella stessa occasione a Schulz furono consegnate le chiavi della città di Roma, cerimonia alla quale seguì una cena di gala alla presenza delle massime autorità italiane e dei rappresentanti della stampa, della cultura e dell’alta società romana. Parteciparono politici come Giulio Andreotti, che si fece fotografare con moglie e genero di fianco a una statua di Snoopy, Mariotto Segni e Gianni De Michelis e l’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia Peter F. Secchia. C’erano il critico d’arte Vittorio Sgarbi, Bruno Vespa, Vincenzo Mollica e i direttori dei telegiornali più importanti, e personaggi dello spettacolo come Renzo Arbore, Mara Venier, Marisa Laurito, Giancarlo Magalli e Maria Giovanna Elmi.

Inoltre erano presenti gli artisti e i designer che erano stati coinvolti nel realizzare omaggi ai Peanuts, uno dei focus del percorso espositivo che voleva creare un legame tra il fumetto di Schulz e il made in Italy: Mario Ceroli, Mario Schifano, Enrico Baj, Giò Pomodoro, Ugo La Pietra, Renato Nicolini, Paolo Portoghesi, Pierluigi Spadolini, Giorgio Giugiaro, Altan, Guido Crepax e altri.

La serata di gala «fu molto noiosa», avrebbe commentato il disegnatore Daniele Panebarco, anche lui coinvolto nella mostra. «C’era anche Andreotti – quindi figurati che serata – e Schulz girava con questo medaglione attaccato al collo di cui l’avevano insignito.» Ma il giorno seguente fu organizzato un momento soltanto per gli artisti che avevano partecipato alla galleria degli omaggi. Una situazione decisamente più intima e un’occasione per loro di conoscere di persona un autore che stimavano; Panebarco, ad esempio, ebbe modo di dichiarargli tutto l’amore per la sua opera: «Glielo dissi: “io ho cominciato a disegnare perché tu mi hai dato lo stimolo a farlo”». Non sapeva, forse, che la stessa emozione che stava provando lui davanti al suo idolo l’aveva provata Schulz meno di ventiquattro ore prima incontrando Fellini.

L'articolo che il Corriere della Sera dedicò alla serata di gala in onore di Schulz. Nella fotografia, la ministra Margherita Boniver appunta al fumettista il fiocco di merito da Commendatore. Sullo sfondo, l'onorevole Giulio Andreotti.
L’articolo che il Corriere della Sera dedicò alla serata di gala in onore di Schulz. Nella fotografia, la ministra Margherita Boniver appunta al fumettista il fiocco di merito da Commendatore. Sullo sfondo, l’onorevole Giulio Andreotti.

Il rapporto tra il fumettista e il regista riminese non terminò con la breve visita romana, perché tra Roma e Santa Rosa iniziò un’affettuosa corrispondenza. «What a simpatica, sincere, beautiful letter I recieved!» scrisse Fellini a Jeanne Schulz in novembre, nel suo inglese un po’ stentato ma decisamente caloroso. Ricordava con gioia l’incontro con lei e il marito, «magnifico, e non poteva essere altrimenti, perché il suo lavoro, le sue storie, i suoi buffi, teneri, poetici personaggi me l’hanno sempre fatto sentire così intimo che tutto si è svolto nel calore naturale di questo sentimento. Quanto mi è piaciuta la sua faccia come tutto il resto! È la faccia di un aristocratico: da uomo fidato, l’amico ideale».

Memore dei suoi trascorsi da disegnatore, e per ricambiare lo Snoopy che Schulz gli aveva regalato quando si erano conosciuti, Fellini allegò un’autocaricatura. Si rappresentò con la sua tipica mise da regista, sciarpa e cappello, mentre riprende uno Snoopy con il cilindro, che pensa, in inglese: «Finalmente ha capito che sono meglio di Mastroianni! E costo anche meno!!». Alle spalle, il ritratto di Schulz, divertito, che sorride.

Il disegno che Fellini dedicò a Schulz
Il disegno che Fellini dedicò a Schulz.

La dedica riassume lo spirito del breve incontro di qualche settimana prima, e la sensazione che tra loro avrebbe potuto svilupparsi un rapporto profondo: «A Charles Schulz, con un sentimento di vera amicizia». Come aveva detto il regista a Mollica, «di solito evitiamo di incontrare le persone verso cui proviamo sentimenti di simpatia, di ammirazione, di gratitudine, forse perché uno teme di essere deluso», ma aver conosciuto il creatore di Charlie Brown era stato qualcosa di diverso, e i due grandi artisti si erano trovati immediatamente in sintonia.

La lettera si chiudeva con l’auguri di rincontrarsi, «non so dove o quando, miei cari amici, ma mi piace pensare che sarà presto e all’improvviso. Un abbraccio fraterno a Charles, e per te, cara Jeannie [sic], auguri di giorni gioiosi». Purtroppo l’augurio del regista rimase solo su carta: Fellini morì infatti il 31 ottobre 1993, senza che lui e Schulz fossero riusciti a ritrovarsi.

Articolo orginariamente pubblicato su Tutto Peanuts 42 (Hachette Fascicoli) e qui proposto in una versione adattata.

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