
Dopo alcune biografie – come quelle dedicate a Frida Khalo e Maria Callas – Vanna Vinci torna alla fiction con Viaggio notturno, una miniserie in quattro volumi pubblicata da Sergio Bonelli Editore e da lei scritta, disegnata e colorata.
Ambientata nella città di Bologna – in cui vive la stessa autrice – Viaggio notturno è una storia di vampiri sui generis, come altre già realizzate in passato da Vanna Vinci, ovvero L’altra parte, pubblicata a fine anni Ottanta da Granata Press, e Una casa a Venezia, scritta da Giovanni Mattioli e prodotta dalla casa editrice giapponese Kodansha negli anni Novanta.
La protagonista è Jana, il cui nome in sardo significa strega, ma anche fata. Si tratta di una giovane antropologa che riceve in eredità un appartamento a Bologna da una vecchia amica di famiglia, la misteriosa Vera Mayers. Il trasferimento nella casa, rimasta intatta dopo essere stata abbandonata anni prima dalla sua proprietaria, che aveva deciso di isolarsi dal mondo, porta la ragazza a seguire le tracce di un gruppo di persone immortali che, secondo un vecchio libro, si nutrono di sangue umano.
Tra i portici labirintici di Bologna e la scoperta di affascinanti luoghi sotterranei segreti, nel corso della sua ricerca Jana incontra così diverse persone, tutte altrettanto enigmatiche. Tra di loro, spicca Lupo Senzanome, vampiro dalla personalità magnetica caratterizzato dai capelli bianchi e occhiali dalle lenti rosse, oltre che da un look Mod.
Il primo volume di Viaggio notturno, intitolato La casa – cartonato, 72 pagine a colori in formato 22 x 29,7 cm – sarà distribuito in libreria a partire dal 27 ottobre e presentato a Lucca Comics & Games 2023, ma è già disponibile all’acquisto online. L’albo sarà disponibile anche in un’edizione con variant cover.
Per l’occasione, abbiamo rivolto alcune domande a Vanna Vinci, che ci ha parlato di che cosa ha significato per lei il ritorno in Bonelli e ci ha offerto qualche dettaglio in più sulla storia.
Avevi già lavorato in passato per Sergio Bonelli Editore, anche se su personaggi della casa editrice, come Legs Weaver e Dylan Dog. Com’è stato tornare a lavorare per Bonelli con una storia tutta tua?
È stato importante e intrigante. Lavorare su un personaggio delle serie regolari di Bonelli è complesso, ci sono molti parametri di cui tener conto. Senz’altro, per me, la collaborazione per Legs e anche per il Color Fest di Dylan Dog è stata molto difficile. Viaggio notturno ha dei presupposti completamente diversi e non ha i vincoli delle serie regolari. Si tratta di un progetto d’autore, anzi d’autrice, inserito nella collana Audace, che è, per così dire, quella più audace (appunto) della Bonelli.
L’idea di una storia di vampiri mi girava in testa da un sacco di tempo. Ne avevo parlato a lungo con Michele Masiero [direttore editoriale di Sergio Bonelli Editore, Ndr] e, a un certo punto, si è concretizzata la possibilità di realizzare questa miniserie. I parametri, lo stile, la filigrana, addirittura i balloon, sono totalmente personali. Ma lavorare con un team come quello della Bonelli ha senz’altro un significato speciale, perché si tratta di un editore, anzi dell’Editore del fumetto popolare in Italia e di persone che conosco davvero da tanto tempo. Sinceramente sono molto contenta.
Viaggio notturno è una miniserie, negli ultimi anni avevi lavorato soprattutto a libri autoconclusivi. Come è stato per te dover lavorare a una storia in più capitoli?
All’inizio pensavo comunque a una storia in un volume unico, poi, visto che esisteva già una collana che conteneva delle miniserie di pochi volumi, mi è sembrata la cosa migliore per sviluppare questo progetto. L’idea di avere più pagine mi ha dato la possibilità di lavorare su sequenze con una maggiore dilatazione e con momenti di sospensione, che è quello che desideravo per questa storia.
D’altro canto è un po’ un ritorno al passato, a Mondo Naif. Aida al confine e Sophia la ragazza aurea si sviluppavano in puntate, certo più brevi, che venivano pubblicate sulla rivista prima di diventare un volume, ma il ritmo e lo sviluppo del tempo si avvicinano a quelle storie. Così come L’altra parte, la mia prima storia vera e propria, sempre una storia di vampiri, prima di diventare un libro era andata a puntate sulla mitica rivista Nova Express.
La figura del vampiro è stata analizzata in vari modi da varie forme di narrazione, nel corso dei secoli. Il tuo vampiro invece che caratteristiche ha? E come differisce da quelli di tue precedenti storie “vampiresche”, come L’altra parte che hai appena citato?
Come al solito, ho letto molti libri, soprattutto saggi sulla figura del vampiro, e ho visto un sacco di film e qualche serie. Due volumi mi hanno particolarmente influenzato, Il vampiro e la malinconia di Vito Teti e Il vampiro di Ornella Volta. Ho letto e riletto molti racconti, tra cui Dracula e Lord Ruthven di Polidori. Quello che volevo evitare è che ci fosse una vicinanza con le precedenti storie di vampiri che ho realizzato: L’altra parte e Una casa a Venezia. Quest’ultima, scritta da Giovanni Mattioli e prodotta dalla Kodansha, è a tutti gli effetti un manga.
I vampiri di quelle storie erano personaggi decadenti e malinconici, non crudeli, solo solitari e incapaci di accettare totalmente la loro natura di vampiri e di predatori. Erano dei ragazzi molto vecchi, romantici e cortesi, con un segreto: non erano mai morti e per stare in vita serviva loro del sangue, nemmeno tanto. Nel caso di Viaggio notturno, il mio intento era abbandonare la cortesia e la malinconia e costruire una figura di vampiro differente (per me), più vicina a Dracula o ancora meglio a Lord Ruthven. Personaggi egoisti, disincantati, autoreferenziali, ben consci della loro essenza di vampiri e senza nessuna remora riguardo l’approvvigionamento di sangue.
Di seguito alcune pagine in anteprima dal primo volume di Viaggio notturno:




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