
Natura Morta. Una domanda a Giorgio Morandi è il graphic novel più recente scritto e disegnato da Maicol & Mirco, edito da 24 ORE Cultura all’interno della neonata linea editoriale 24 ORE Cultura Comics. Il libro, nato in occasione della retrospettiva dedicata al grande pittore a Palazzo Reale a Milano, racconta in modo beffardo e nichilista un dialogo/monologo dell’artista bolognese con un “amico fragile”.
Nel rispondere a una domanda dell’amico, Morandi spiega perché al centro della sua ricerca artistica ci siano “le cose”, gli oggetti. «Dipingo cose perché la natura è morta. E io non dipingo cadaveri»: la risposta del maestro rivela una semplice quanto geniale visione della vita, che richiama quella espressa da Maicol & Mirco nelle sue caustiche vignette su sfondo rosso. Se nel 2024 si celebreranno i 60 anni dalla morte di Morandi, la sua opera esprime ancora oggi una luminosa visionarietà.
Non stupisce che l’autore degli Scarabocchi lo abbia reso protagonista di una pungente riflessione sulla vita, e su ciò che ne segue. Così, ci siamo messi anche noi nei panni di un “amico fragile” e abbiamo fatto più di una domanda a Maicol & Mirco, per parlarci di questo suo nuovo, ispiratissimo lavoro.
La fama di Giorgio Morandi è legata alle “nature morte”. I soggetti delle sue opere sono quasi sempre cose abbastanza usuali: vasi, bottiglie, caffettiere, fiori e ciotole che, composti sul piano di un tavolo, diventano i veri protagonisti della scena. Come mai hai scelto come protagonista del tuo ultimo libro proprio Giorgio Morandi?
Non l’abbiamo affatto scelto. Siamo stati scelti. L’editore e i curatori del libro hanno pensato di affiancare il segno di Morandi a quello dei nostri Scarabocchi. Una cosa impensabile, visto che Giorgio Morandi è il pittore preferito di Maicol & Mirco (una roba consumata in segretezza, mai raccontato pubblicamente, è questa l’incredibile epifania di questa collaborazione).
C’è un legame tra le nature morte di Morandi e i tuoi scarabocchi? E come hai lavorato al libro?
Entrambi i nostri lavori sono una sottile e però ostinata critica all’uomo. Nella pittura di Morandi, l’essere umano è del tutto assente. L’elefante nella stanza. L’uomo è raccontato solamente attraverso i suoi oggetti, esaminati dalla luce e dalla forma del pittore.
Nei nostri scarabocchi invece l’uomo è privato della sua natura. Niente occhi, niente orecchie, la bocca esiste solo se parla. Scompaiono etnie, colore della pelle, tagli di capelli e vestiti. L’uomo, ne Gli Scarabocchi di Maicol & Mirco, è quello che è: una massa gelatinosa informe, capace solo di due cose: parlare o – meglio – stare zitto.
E poi c’è l’ossessione! Morandi è ossessionato dalle nature morte, stesso titolo e quasi sempre stesso formato per tutta la sua produzione. Maicol & Mirco sono invece ossessionati dalle vignette. Una al giorno, tutti i giorni, da oltre dieci anni. L’amore, non richiesto e del tutto gratuito, verso qualcosa che è quasi sempre scartato dallo sguardo umano. Entrambi chiusi in una stanza. Morandi, nella sua cameretta a Bologna e Maicol & Mirco nel loro studio a Grottammare.
Nella storia Contro l’arte (2019), uno scarabocchio dice che gli artisti sono «parassiti sulla groppa della natura». Lo pensi ancora? Che rapporto hai con la natura?
Solitamente non condividiamo le parole dei nostri personaggi, in questo caso però sì. L’artista è un parassita della natura, ma che problema c’è? I parassiti sono stupendi. Sono sempre avvinghiati a qualcosa di meraviglioso e generoso. Fungono da insegne luminose. Senza gli artisti tanta gente non avrebbe conosciuto e apprezzato la bellezza della natura. La natura dovrebbe essere grata agli artisti. E lo è.
Nel tuo lavoro viene prima la parola o il segno?
Sono la mamma e il “babbo” dei miei fumetti. A volte comanda uno a volte comanda l’altro. Ma sempre in comune accordo e per il bene della propria prole, i nostri fumetti.
In uno dei tuoi scarabocchi hai scritto: «La fine del mondo, non potendola evitare, abbiamo provato a meritarcela». Questa natura mortale la stiamo uccidendo noi?
Siamo quello che siamo. Forse l’unica salvezza è essere quello che non siamo. Una generazione che “finga” di essere migliore, fino a convincersene e a diventarlo.
In un momento del libro, Morandi dice «ricordiamo solo le cose». La natura e le persone non soltanto invecchiano e muoiono, ma sono destinate a essere dimenticate. Resteranno nel mondo solo le cose?
Questo è certo. Ma le cose non sono inutili e superficiali. Un quadro è una cosa, anche una scultura lo è. Una cosa è La pietà di Michelangelo e una cosa è Guernica di Picasso. Non dobbiamo temere le cose. Dobbiamo temerne il loro uso improprio, semmai.
Il capitalismo rappresenta, per il tuo Morandi, l’apice espressivo delle cose, “l’umanesimo delle cose”. È possibile concepire qualcosa oltre a questo umanesimo capitalista? Un rinascimento delle cose?
Assolutamente. Già previsto da centinaia di autori di fantascienza da anni. Un mondo governato dalle cose, privo dell’uomo. Privo dell’uomo ma forse non privo di umanità.
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Articolo realizzato in collaborazione con 24 ORE Cultura.
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